Episodio atteso da tutti gli Whovians del mondo, quasi fosse la finale dei Mondiali di calcio. Un episodio che ha emozionato, ha fatto sorridere e ha fatto anche piangere. Le aspettative e l’ansia dei fan erano alle stelle: promo, spoilers, dichiarazioni dello stesso Steven Moffat hanno stuzzicato ed alimentato per giorni la curiosità e la trepidazione di milioni di Whovians sparsi in tutto il globo.
Poi finalmente, il 23 Novembre è arrivato.
75 minuti – questa la durata di The Day of The Doctor – di puro spettacolo che ha celebrato degnamente il 50esimo compleanno dello sci-fi più longevo della tv.
75 minuti densi anche di avvenimenti: è necessario procedere con ordine per avere un quadro completo di ciò che abbiamo visto in questo speciale. Ma prima di iniziare, mi sembra doveroso far un cenno alla opening iniziale. Per questo speciale la BBC ha infatti utilizzato la sigla classica, quella che ha accompagnato la messa in onda del primissimo episodio della serie, An Unearthly Child, avvenuta nel lontano 23 novembre 1963. Un vero tocco di classe!
L’episodio si apre sulla Londra odierna, dove Eleven e Clara vengono prelevati con la TARDIS e convocati dalla UNIT su istruzioni dirette da parte del trono. Al Dottore viene consegnata una lettera, scritta dalla Regina Elisabetta I dove lo nomina Curatore della Galleria Sotterranea. Per provargli che è davvero lei, gli lascia come credenziale un dipinto in 3D, bigger on the inside come la TARDIS. Il dipinto, che porta un titolo ambiguo, rappresenta l’ultimo giorno della Time War, e più precisamente la caduta della seconda città di Gallifrey, Arcadia.
Ma non è per questo che il Dottore è stato convocato: si sono infatti verificati dei disordini nella stessa Galleria, luogo, tra l’altro, dove sono conservati dei pericoli mortali per l’Inghilterra.
Dai flashback che ha il Dottore davanti al quadro, capiamo che il punto focale dell’intero episodio è la linea temporale di Dark Doctor, già visto in The Name of The Doctor. La “rinnegata” rigenerazione tra l’Ottavo e il Nono Dottore vive in prima persona la battaglia tra i Signori del Tempo e i Dalek; per porre fine a tutta la sofferenza che sta sconvolgendo il suo pianeta, il Dottore decide di rubare il Momento, l’ultima creazione degli antichi di Gallifrey custodita nella Cripta del Tempo. Un’arma di distruzione di massa tanto potente da aver sviluppato una coscienza. Sarà proprio il Momento, che prenderà le sembianze di Rose Tyler, a guidare il Dottore nella sua difficile e terribile scelta di distruggere Gallifrey, aprendo uno squarcio temporale e permettendogli di incontrare le sue future rigenerazioni: Ten ed Eleven.
Troviamo Ten nell’Inghilterra del 1562. Durante il suo fidanzamento con la Regina Vergine, Ten ed Elisabetta vengono attaccati da uno Zygon, un alieno enorme, rosso, gommoso, pieno di ventose e sacche velenose sulla lingua che ha la capacità di copiare le sembianze umane e animali. Lo Zygon prende le sembianze della stessa Regina e proprio in questo momento di confusione sia apre il flusso temporale, dal quale esce un fez.
Eleven è invece sceso nella Galleria Sotterranea, dove viene portato ad esaminare alcuni quadri in 3D. il pavimento è cosparso di vetri, rotti dall’interno, segnale perciò che ciò che era stato congelato al loro interno è libero di girovagare indisturbato.
Ed è proprio in questo momento che si apre il flusso temporale ed Eleven, prima ci lancia dentro il fez e poi ci si tuffa egli stesso, planando in un bosco dell’Inghilterra elisabettiana. E qui incontra proprio Ten, col quale ha uno scambio divertentissimo di battute, prima che arrivi anche il terzo Dottore.
Mentre avviene la reunion tra i tre, arrivano le guardie della Regina che accusano il Dottore di aver stregato la Regina. Ma all’improvviso compare proprio quest’ultima che, su suggerimento di Eleven, li fa rinchiudere nella Torre. Mentre Eleven è indaffarato ad incidere qualcosa nella colonna di pietra e Ten ad escogitare un modo per aprire la porta della prigione, Dark Doctor si chiede il perché del comportamento a volte fanciullesco e giocherellone degli altri due, come se si fossero dimenticati di essere adulti. Questo modo di fare di Ten ed Eleven è solo una difesa che hanno escogitato per celare il dissidio interiore che li divora, essendo consapevoli di aver ucciso tutti gli abitanti di Gallifrey l’ultimo giorno della Time War. Ten è l’uomo che si è pentito e che vive di rimorsi ed Eleven è l’uomo che ha dimenticato per sopravvivere.
Scopriamo che l’incisione di Eleven sulla colonna altro non è che il codice di attivazione del manipolatore Vortex, ceduto alla UNIT dallo stesso capitan Jack Harkness e conservato proprio nella Torre di Londra. Ma entrare in possesso del manipolatore Vortex è anche l’obiettivo degli Zygon, usciti dai dipinti 3D della Galleria Sotterranea. Clara riesce ad impossessarsi del dispositivo prima degli Zygon e in questo modo piombare nella Torre di Londra. Subito dopo l’arrivo di Clara compare la Regina, che scopriamo essere la vera Elisabetta: nel bosco è infatti riuscita ad uccidere la sua copia e a prendere il suo posto come comandante degli Zygon! Infiltrandosi tra gli alieni invasori, la Regina viene a conoscenza del piano dei nemici, che poi rivela ai Dottori: intrappolarsi all’interno dei quadri grazie al cubo di stasi ed attendere così il momento più opportuno per invade e conquistare il pianeta.
Celebrato in fretta e furia il matrimonio tra Ten e la Regina Elisabetta, i Dottori si fanno immortalare nel quadro e piombano così nel quartier generale dello UNIT e ad impedire che si inneschi un dispositivo che provocherebbe la distruzione di Londra. Un momento che ripercorre ciò che accade durante la Time War. Salvata Londra e avviate le trattative di pace tra Zygon e umani, il Dark Doctor ritorna alla sua linea temporale per prendere la sua decisione di distruggere Gallifrey. Ma nel momento in cui sta per premere the big red button, viene raggiunto dalle sue future rigenerazioni. Insieme arrivano ad una soluzione che, per quanto rischiosa e folle che sia, lascia una speranza di sopravvivenza a Gallifrey e alla sua popolazione: decidono di ritornare al giorno della caduta di Gallifrey e di congelare il pianeta in un istante di tempo contenuto in una sacca di tempo parallelo. I calcoli e le coordinate necessari per compiere questa operazione richiederebbero centinaia di anni. Ma il Dottore li ha fatti da tutta una vita, sin dalla sua prima rigenerazione. Tutte le rigenerazioni del Dottore, all 13!, congelano il pianeta. I Dalek quindi rimangono uccisi dal loro stesso fuoco incrociato. Gallifrey è salva!
Tornati ai giorni nostri, i Dottori rimangono col dubbio se la loro missione abbia avuto successo o se invece hanno fallito, ma almeno facendo la cosa giusta. War Doctor ha la possibilità di vedere ripristinato il suo nome e il suo status di Dottore ed essere perciò ricordato dalla sue rigenerazioni future. Durante questi ultimi momenti tra i Tre, scopriamo poi che, una volta tornati alla propria linea temporale, nessuno si ricorderà di aver tentato di salvare Gallifrey, vivendo perciò col peso e col rimorso di averla distrutta. Entrato nella sua TARDIS lo vediamo rigenerarsi in Nine. Un evento che, come dice lo stesso Dottore, è fuori da ogni logica, dal momento che il Dottore non è in pericolo di vita. Ma credo che la spiegazione più plausibile sia quella di voler redimere la memoria del Dark Doctor, dandogli quindi la sua giusta collocazione nella successione delle rigenerazioni.
Prima di andarsene, Ten vuole alcune spiegazioni da Eleven e, dal momento che non ricorderà, vuole sapere dove si sta dirigendo nel suo futuro. Eleven alla fine cede e gli rivela che ha visto Trenzalore, il luogo dove sono sepolti e dove moriranno in battaglia. Doloroso è il momento del congedo di Ten che, poco prima di entrare nella sua TARDIS, ci lascia con un “I don’t want to go”. Quel sadico di Moffat sa quali corde toccare per distruggere i cuori dei fan!
Rimasto con Clara, quest’ultima decide di lasciargli un momento da solo col quadro. A distoglierlo dalla sue riflessioni, arriva il curatore del Museo, che altri non è che Tom Baker, il Quarto Dottore. Eleven si ricorda di quel volto, probabilmente perché è uno di quelli che preferisce di più tra tutti i volti che ha visto. I due hanno una conversazione circa il nome del quadro, durante la quale il curatore gli rivela essere “Gallifrey falls no more”. Eleven comprende quindi di essere riuscito nell’impresa di salvare il suo pianeta. Il curatore lascia inoltre intendere ad Eleven di essere una rigenerazione e di essergli familiare non solo perché il suo volto gli è noto, ma perché conosce cose che solo un Signore del Tempo può sapere, come ad esempio che la missione ha avuto successo e che Gallifrey non è stato annientato ma è perduto nel tempo e nello spazio e che riconosce Eleven come se stesso.
Dopo questa importante rivelazione, Il Dottore e il suo viaggiare nel vortice temporale hanno uno scopo: ritrovare Gallifrey, ritrovare casa, il posto che gli permette di non sentirsi più solo, condizione che ha vissuto in anni ed anni di viaggi nel tempo e nello spazio. La scena finale che va a chiudere questo stupendo tributo è un’immagine che accoglie tutte le rigenerazioni del Dottore.
Oh, my clever boys!
Vedere interagire insieme i tre Dottori è semplicemente geniale. Si gioca molto sull’ironia e prendersi in giro è la regola. Dalle scarpe di tela di Ten, al mascellone di Eleven a John Hurt che sembra un nonnino.
I tre hanno sempre la battuta pronta e d’altra parte questo è un elemento che non è mai mancato in Doctor Who, come non poteva mancare adesso. È specialmente la competizione che nasce tra Ten e Eleven che ci strappa più volte un sorriso: dalla TARDIS di Eleven che non piace assolutamente a Ten ai cacciaviti sonici. David Tennant e Matt Smith sono semplicemente perfetti nei loro ruoli e la loro chimica sul set è evidente.
Ma andando oltre, come si accennava prima per John Hurt, dalle interazioni fra i tre emergono profonde differenze legate ai loro drammi interiori. Hurt che ancora non conosce le conseguenze dell’azione che sta per compiere che legge negli occhi delle sue future rigenerazioni la paura e il terrore. Ma anche le differenze fra Eleven e Ten, l’uomo che ha preferito dimenticare e seppellire le sofferenze e il passato e l’uomo che ha costantemente provato rimorso senza dimenticare nemmeno per un secondo il frutto delle sue azioni. Il pensante bagaglio di sofferenze che sono costretti a portare viene dimostrato anche dall’impegno che i tre Dottori impiegano per fermare Kate, la boss della UNIT, dal compiere il loro stesso errore. Ma una delle scene più significative e che vede i tre Dottori agire insieme è quella in cui Ten e Eleven corrono in soccorso del War Doctor che sta per premere il grande pulsante rosso. I due lo raggiungono per aiutarlo a fare quel passo inevitabile che deve essere compiuto e quindi per non lasciarlo solo. Perché se per moltissimo tempo la versione 8.5 del Dottore è stata rinnegata, sepolta e nascosta dal Dottore, adesso è il momento di guardare in faccia la realtà e accettarla. Il War Doctor è un guerriero e non vuole essere un Dottore, ma come gli ricordano Ten e Eleven lo è stato in un momento in cui era impossibile fare la cosa giusta ma adesso è possibile e il resto è storia. Così diversi ma uguali e con lo stesso peso da portare. “Same software, different case/face”. L’idea di farli incontrare a agire insieme è semplicemente geniale.
A good man goes to war
Lo speciale finalmente fa luce sul personaggio di John Hurt, già visto in “The Name of the Doctor” e nel mini-prequel “The Night of the Doctor”. John Hurt è una rigenerazione del Dottore che si pone fra l’ottavo e il nono e che, come suggerisce Moffat, non rientra nella numerazione ufficiale e scopriremo perché. Il Dottore di John Hurt è completamente diverso, o quasi, dal Dottore che abbiamo imparato a conoscere in questi anni e manca di quella componente ironica e giocherellona che lo ha sempre contraddistinto. John Hurt rinnega la sua natura e non si riconosce assolutamente nel ruolo del Dottore. Questo perché essendo il War Doctor ed essendo appositamente nato per combattere la Time War (vedi The Night of the Doctor) ha vissuto in prima persona tutti gli orrori e la sofferenza che ha provocato la guerra ed è quindi un uomo che non ha più speranza. Solo il suono della TARDIS potrà donargliene ancora. Su di lui grava il peso di una scelta, ossia se distruggere o meno tramite il Momento Gallifrey e la propria gente e sarà fondamentale per lui la Bad Wolf girl (dalle sembianza di Rose Tyler) che lo guiderà tramite le finestre temporali e gli mostrerà le sue versioni future, ossia quelle di Ten e Eleven e l’uomo che diventerà se compirà la scelta di distruggere il suo pianeta. È proprio nelle scene in cui sono presenti i tre Dottori che notiamo le differenze tra Hurt e le sue due future rigenerazioni e la prima di tutte è che è l’unico Dottore ad invecchiare. Il War Doctor si è rigenerato intenzionalmente per combattere la guerra, in un momento in cui non servivano Dottori ma guerrieri, ed è per questo motivo che oltre a invecchiare combattendo la Time War, una volta compiuto il suo dovere si rigenererà in Nine. Se per John è una questione priva di senso in realtà una sua logica ce l’ha: compiuto il suo dovere Hurt non ha più motivo di “esistere”. Geniale la trovata dei bambini di Gallifrey, espediente utile a far emergere quel forte senso di morale e coscienza che il War Doctor possiede ma come lui anche Ten e Eleven che si scontrano proprio su questo tema e che mostrano come hanno affrontato la cosa in modo diverso e che si può riassumere con le parole di Bad Wolf: “The men who regrets and the man who forgets.” Alla fine dei conti quello che dispiace è vedere John Hurt per così poco tempo, sarebbe stato fantastico avere qualche episodio in più per vederlo in azione, ma non si può avere tutto. Nonostante i suoi drammi interiori non manca di ironia ed esilaranti sono le scene in cui scambia i due Dottori per companion e il suo “Oh for god sake!”. Tutto perfetto e le doti attoriali di John Hurt fanno il resto.
Are you afraid of the big bad wolf?
Passiamo dunque a una delle colonne portanti di questo episodio speciale. Rose Tyler.
A discapito di ogni aspettativa, e andando contro ogni teoria, Steven Moffat ci ha aggirati alla grande. Perché non si è trattato di rivedere Billie Piper nei panni della Rose di Ten, e nemmeno nel corpo della Rose dell’Universo di Pete.
Quello che i produttori hanno fatto è stata una mossa furba quanto sorprendentemente efficace. A detta dello stesso Moffat, non volevano stravolgere nuovamente la storia della dolce Rose Tyler, il cui esito in The End Of Time sembra essere definitivo. Non volevano nemmeno azzardarsi a pescare un momento mancante della storyline che Rose aveva avuto con Nine o con Ten, rischiando di incasinare ancora di più la linea temporale.
Quello che invece volevano era dare a un personaggio come Rose, la possibilità di tornare con il botto. E quale botto più forte può esserci di quello causato dalla ricomparsa di Bad Wolf [in italiano Lupo Cattivo]?
“Non è niente.” È la battuta d’entrata di Billie. “È solo un Lupo.”
Da subito capiamo che non è Rose, o perlomeno non la Rose che siamo abituati a conoscere. In primis, si presenta al Dottore “sbagliato”. Sbagliato perché il War Doctor [John Hurt] è un Dottore antecedente a quelli che Rose Tyler ha conosciuto.
Immediatamente la ragazza mostra le sue peculiarità, e non ci vuole molto prima che gli spettatori – e il Dottore – intuiscano chi è realmente: ella è il Momento, l’arma talmente potente da “sviluppare una coscienza”. Esattamente: la ragazza non è altri che la proiezione della coscienza del Momento stesso.
Memorabile una delle battute più belle dell’episodio… che però perde tutta la sua maliziosità nella traduzione italiana.
“The Interface is hot” dice il Dottore, toccando il Momento in attività.
“Well, I do my best.” è la risposta di Rose.
Insomma, i produttori ce l’hanno fatta. L’Interfaccia, scavando nella storia passata e futura del gallifreyano, ha scelto l’immagine della persona più importante e più rilevante della sua intera esistenza. Rose Tyler, infatti, non solo rappresenta l’inizio del reboot televisivo della serie, ma incarna il più grande amore che il Dottore ha mai avuto; lei è la donna che è stata in grado di amarlo nei suoi corpi differenti, rimettendolo insieme dopo il suo – presunto – genocidio della Guerra del Tempo.
Un personaggio forte come pochi, insomma. E non forte in senso metaforico, ma proprio in senso fisico e caratteriale.
Ebbene, l’Interfaccia del Momento si presenta al Dottore come Bad Wolf, e tale rimarrà per lui fino alla fine. Bad Wolf inizia ad aprire delle finestre temporali sul futuro del Dottore, decidendo di mostrargli l’uomo che egli diventerà nel qual caso decidesse di distruggere Gallifrey.
La ragazza seguirà il War Doctor lungo tutta la linea dell’episodio, limitandosi ad osservare in silenzio la scena e a lanciare enigmatici messaggi al Dottore che, una volta risolti, si riveleranno come dei consigli.
Sarà lei infatti a suggerire l’impiego del cacciavite sonico per scannerizzare la porta: tramite la laconica frase “Stesso software, diversi contenitori”. Questo non è solo il modo in cui consiglia al Dottore di scappare, bensì un riassunto di tutto l’episodio e, a ben vedere, di tutti questi cinquant’anni di Doctor Who. Stesso “software” stesso Dottore. Solo, con corpi differenti. È così importante il corpo, quando l’anima al suo interno è la stessa?
Bad Wolf, oltre ad essere la coscienza non solo del Momento, ma del Dottore stesso, sembra svolgere un altro importante ruolo nello svolgersi delle vicende.
Se ben ricordate, più di una volta il Dottore ci ha ripetuto che le stesse persone, di linee temporali diverse, non dovrebbero mai incontrarsi e, soprattutto, toccarsi. Si verificherebbe altrimenti un paradosso che, come ne spiega la definizione data da Nine in persona, comporterebbe uno scompenso spazio-temporale e una (molto probabile) devastazione dell’Universo.
Ora, abbiamo avuto un episodio di 78 minuti con tre Dottori nello stesso momento spazio-temporale: è alquanto ovvio che mezzo fandom abbia gridato al doppio paradosso mancato.
Ma, di nuovo, è Bad Wolf a risolvere la situazione. Ricordate che perfino Ten e Eleven risultavano alquanto perplessi, quando con le loro TARDIS sono riusciti ad atterrare davanti a War Doctor?
Opera di Bad Wolf.
Così come è opera di Bad Wolf anche il finale salvataggio di Gallifrey. Lei ha mostrato a War Doctor il futuro che aveva bisogno di vedere, che gli ha permesso di arrivare alla soluzione di tutto.
C’è solo una piccola, minuscola parentesi che ha reso la presenza di Bad Wolf dolorosa, oltre che piacevole. Ed è il semplice fatto che Ten non abbia potuto incontrarla. Penso che i fan di tutto il mondo abbiano sussultato e forse versato una lacrima quando, alla menzione di Bad Wolf da parte di War Doctor, Eleven, e soprattutto Ten, si sono immobilizzati con quella tipica espressione da “Rose Tyler Reaction”.
Beh, l’unica cosa da dire in merito è che i produttori hanno reso decisamente gloria e onore a un personaggio come Bad Wolf, e che Billie Piper si è decisamente fatta valere come l’attrice fantastica che ricordavamo.
C’è solo un altro, piccolo dettaglio su Bad Wolf lasciato in sospeso da questo episodio speciale. Dettaglio che vedremo però più avanti, nella sezione finale dedicata alle teorie post episodio.
Someday, you could just walk past a fez
Il legame che unisce Clara e il Dottore è qualcosa di più profondo della semplice amicizia. Clara è una compagna fedele, che tiene al Dottore. Lo ha imparato a conoscere e sa cosa cela nel cuore e cosa gli passa nella testa nei momenti bui: la solitudine di un uomo millenario che ha visto scomparire e morire quanto di più caro avesse, sopravvivendogli sempre, e che vive col rimorso di aver commesso il più grande errore della sua intera esistenza, vedendolo come la sola soluzione possibile per mettere fine ad un’immane sofferenza. Le lacrime di Clara quando vede ciò che i tre Dottori stanno per fare, ci fanno capire quale sia il vero ruolo dell’Impossible Girl accanto al Time Lord. Clara è la sua guida, la luce nel suo momento più buio che lo accompagna e lo aiuta a ritrovare se stesso. Lui è il Dottore, l’uomo che ha salvato intere galassie, pianeti, popolazioni; non può davvero credere che distruggere Gallifrey sia l’unica soluzione possibile.
What we do today is no out of fear or hatred. It is done because there is no other way. And it is done in the name of the many lives we are failing to save.
Clara scuote la testa. Davvero Eleven si è dimenticato chi è? Si è dimenticato casa ha significato per molte persone? Ed è proprio Clara a ricordargli chi è davvero.
Clara: “We’ve got enough warriors, any old idiot can be a hero.”
Doctor: “Then what do I do?”
Clara: “What you’ve always done. Be a Doctor!”
Grazie alle parole di Clara, il Dottore capisce cosa fare: cambiare la sua stessa storia personale. Decide quindi di fare la cosa giusta perché c’è sempre un altro modo, un’altra via che porta verso una soluzione migliore. Il Dottore ci ha riflettuto per 400 anni, un tempo più che considerevole per dire che l’idea di congelare Gallifrey sia una proposta fatta, non preso dall’euforia del momento, ma piuttosto valutando attentamente pro e contro. E i pro pesano considerevolmente sul piatto della bilancia!
Trovare dei nei a questo spettacolare episodio è stata un’impresa difficile, ma qualcosa è comunque saltato all’occhio. Nonostante l’importante squarcio che ci hanno presentato, sappiamo ancora poco sulla Time War e molte domande stanno già arrovellando i cervelli dei fan! Altro particolare è che abbiamo sentito la mancanza di Nine, apparso per una brevissima frazione di secondi al comando della sua TARDIS.
Spoilers
Ed infine, ultime ma non meno importanti, sono le teorie e i pensieri che ogni Whovian ha fatto dopo la visione di questo episodio speciale.
In primis, come tutti hanno avuto modo di vedere, abbiamo la presenza del quarto Dottore, nei panni del curatore della sezione sotterranea della National Gallery. Nella lettera della Regina Elisabetta I, se ben ricordate, il Dottore viene nominato curatore della galleria sotterranea. E, incredibilmente, è proprio il volto del vecchio Dottore che ritroviamo nel ruolo di curatore.
Viene quindi spontaneo chiedersi come ciò sia possibile. La teoria più probabile e più quotata è quella che, una volta esaurite le rigenerazioni, il Dottore possa avere la possibilità di scegliere il volto o l’identità che più ha preferito, per ritirarsi in pensione, invecchiare e, infine, morire.
È possibile? Dopotutto, nessuno ha mai accennato a cosa succede una volta che il Dottore esaurisce le rigenerazioni. Che sia questo il suo destino?
Ciò spiegherebbe anche perché la giovane scienziata, Osgood, indossi la famigerata sciarpa di Four. Che il Dottore abbia deciso di donargliela, per qualche strano e incomprensibile motivo?
Indubbiamente, comunque, Osgood rappresenta l’intero fandom mondiale di Doctor Who, insieme ad un ringraziamento da parte degli autori.
Seconda cosa, riguardante il Momento. Il Dottore –nessuno dei tre- ha utilizzato la famigerata arma di distruzione di massa; tuttavia essa non è stata nemmeno riportata su Gallifrey. Questo, a rigor di logica, significherebbe che il Momento si trovi ancora a bordo della TARDIS, nascosta e al sicuro.
Ma quindi vorrebbe anche dire che il Dottore è in possesso dell’arma più potente dell’Universo: la utilizzerà di nuovo, o verrà lasciata lì e dimenticata?
Le ultime parole di Face of Boe. Ricorderete chiaramente le ultime parole dell’essere più antico dell’Universo: “You are not alone.”
Noi tutti credevamo che esse si risolvessero al problema del Master, un altro Time Lord ancora in vita. Ma se il caro Face Of Boe non si riferisse affatto al Master, bensì all’intera Gallifrey ancora nascosta da qualche parte?
Non darei molta importanza a questo fatto, se non che, se fosse vero, potremmo avere la possibilità di rivedere il nostro Dottore di nuovo alle prese con il caro Jack Harkness. È tanto improbabile?
Vediamo finalmente uno spezzone di due nano secondi relativi a Peter Capaldi, il prossimo Dottore. Ora, molto tempo fa si discuteva del fatto che il Dottore non ha fatto che rigenerarsi in corpi sempre più giovani. Basti pensare a Eleven, quasi un ragazzino.
Cruciale è la domanda di War Doctor: perché i due sé futuri sembravano essere così spaventati dall’essere adulti? Perché continuavano a comportarsi come bambini?
Sembrerebbe che, distrutto dai sensi di colpa per ciò che ha fatto con Gallifrey, il Dottore abbia rispecchiato la sua paura e la sua vergogna di crescere, rigenerandosi in corpi sempre più giovani. Ma Eleven, finalmente, è venuto a capo di questa storia: ha assistito al reale svolgersi degli eventi ed è stato capace di perdonare se stesso. Questo spiegherebbe perché, finalmente, Twelve non sia più un Dottore giovane, bensì più… maturo.
Molti, se non tutti, sono rimasti alquanto perplessi dal conteggio delle rigenerazioni. Come ben sappiamo, il Dottore si può rigenerare solamente dodici volte. Ebbene, la rigenerazione di War Doctor è stata soggetta a molte opinioni controverse. Essa conta come rigenerazione effettiva oppure no? A quanto detto da Moffat, sembrerebbe di no, perché dopotutto quella è stata una rigenerazione indotta. Indotta dalla Sorellanza di Karn; Sorellanza che, ce lo chiediamo tutti: avrà un ruolo fondamentale in tutta questa storia?
Sempre relativo alle rigenerazioni, c’è un altro fatto che è da tenere in considerazione. I Whovian più accaniti lo sapranno per certo, il Consiglio dei Time Lord può molte cose, e tra queste si dice possa anche accordare un altro set di rigenerazioni.
Dato che Gallifrey esiste ancora, anche il Consiglio esiste ancora: che ci sia la remota possibilità che, in ringraziamento per averli salvati, i Time Lords decidano di “regalare” qualche rigenerazione in più al Dottore?
Parlando sempre dei Time Lords. Ricordate come Ten parlasse degli universi paralleli, nelle puntate 2×05? Egli disse specificatamente: “Quando i Signori del Tempo controllavano tutto, zampettavi tra le realtà ed eri a casa per il the. Poi sono morti, ed è finito tutto. Le pareti della realtà si chiusero, i mondi furono sigillati. E diventò un po’ meno facile ogni cosa.”
Questo vuol dire che, se i Time Lords sono effettivamente ancora vivi, lo è anche la possibilità di tornare nell’universo parallelo. Che la storia di Rose non sia ancora finita?
Ricordate il codice inciso da Eleven sul muro della cella della Tower of London? Ma sì, il codice utilizzato da Clara per attivare il manipolatore del vortice spazio-temporale di Jack. Ebbene, quel codice, se prestate attenzione, è questo: 17 16 23 11 63. Non avete ancora afferrato? Semplice: il primo episodio di Doctor Who andò in onda, per la prima volta, alle 17:16 del 23.11.1963.
Che volete farci, abbiamo dei produttori giocherelloni.
Ultimo, ma non meno importante (e alquanto preoccupante), è il momento in cui tutte e tredici le TARDIS appaiono per congelare e trasportare Gallifrey. Notate da dove sembrano uscire? Sembra familiare a qualcuno? È, come sembra a tutti gli effetti, una frattura spazio-temporale?
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Recensione a cura di: Sabrina, Anna_Who e Evelyn_Cla.
G, sai che non lo sapevo? La prima volta che ho visto lo speciale l’ho visto su Rai 4 e quindi in italiano (sono rimasta traumatizzata dalla voce dei Dalek) e poi l’ho rivisto in inglese subbato in ita ma non ci ho fatto caso. Grazie per il chiarimento 🙂
Bell’articolo, grazie!
Solo una cosa: quel “fuori da ogni logica” che il War Doctor pronuncia prima di rigenerarsi è un’aggiunta della traduzione italiana. In originale dice “Wearing a bit thin”, che è una citazione letterale del primo dottore, che aveva pronunciato quelle esatte parole prima di rigenerarsi per la prima volta. Diceva “[questo corpo] cominciava ad andarmi stretto”, wearing a bit thin, appunto. È una delle tantissime citazioni sparse per l’episodio. Nonché uno dei tantissimi errori di traduzione della versione italiana.
Grazie mille! 🙂
Una recensione davvero molto curata, lacrime verso la fine. Complimenti ç__ç